Confermata la linea giurisprudenziale che ammette il pasto delle famiglie presso la scuola dell’infanzia
- Scritto da Michele Di Pasquali
- Pubblicato in Consulenza legale
Come già paventato in un articolo dell’aprile 2018, già pubblicato sul sito Anp Sicilia con il titolo “Mensa e organici di scuola dell’infanzia”, la questione relativa alla legittimità dell’introduzione del pasto portato da casa all’interno delle scuole, già conclusasi a favore delle famiglie presso i giudici di merito, ha avuto la sua risolutiva definizione a favore dell’utenza con la recente sentenza n. 5156 del 03/09/2018, a mezzo della quale il Consiglio di Stato ha sentenziato l’illegittimità dell’imposizione agli alunni a tempo pieno delle scuole dell’infanzia e primarie del divieto di consumare nei locali scolastici i cibi portati da casa o, comunque, acquistati autonomamente.
Il Consiglio di Stato è stato chiaro su almeno due fronti:
- in primo luogo i regolamenti comunali che hanno introdotto il divieto assoluto di permanenza nei locali scolastici per gli alunni che intendono consumare cibi portati da casa (o acquistati autonomamente) è affetto dal vizio di eccesso di potere per irragionevolezza, in quanto misura inidonea e sproporzionata rispetto al fine perseguito;
- in secondo luogo vi è incompetenza dei Comuni che- spingendosi oltre le proprie competenze - con i regolamenti impugnati impongono prescrizioni ai dirigenti scolastici, limitando la loro autonomia con vincoli in ordine all’uso della struttura scolastica e alla gestione del servizio mensa.
La sentenza del Consiglio di Stato, ineccepibile sul fronte della tutela dell’utenza, avrà, però, ripercussioni già a breve sugli organici di scuola dell’infanzia, essendo incontestabile che gli organici a tempo pieno (40 o 50 ore settimanali) sono concessi a condizione che l’Ente comunale assicuri il servizio di refezione scolastica.
L’introduzione del “pasto domestico” comporterà una riduzione del numero di fruitori, con una consequenziale riduzione del numero di operatori economici che vorranno avventurarsi nel rischioso (in termini di profitto) settore della refezione scolastica.
L’impossibilità di assicurare il servizio di refezione scolastica porterà, dunque, ad un inevitabile depotenziamento del servizio educativo e ad una significativa riduzione degli organici.